Effetti collaterali e tossicità dei cannabinoidi

A cura di Sandra Carrillo

Medico chirurgo dell'Università CES (Medellín, Colombia). Docente di vari corsi annuali e pluriennali sulla cannabis medica in Colombia, Ecuador, Messico, Brasile e Stati Uniti.

Co-creatrice del corso in prescrizione di cannabinoidi della Federazione dei Collegi Medici Colombiani (Alianza Colegio Médico Colombiano / ASOMEDCCAM). Cofondatrice e presidente dell'Associazione Medica Colombiana della Cannabis Medica e Direttore Medico di della Clinica di Cannabis Medica Medicann IPS (Colombia).

È membro dei Comitati Scientifici dell'Osservatorio Colombiano della Cannabis Medica CES e dell'Osservatorio della Cannabis Medica del Portogallo, nonché ambasciatrice della Medical Cannabis Clinicians Society del Regno Unito e membro del comitato di revisione dell'American Journal of Endocannabinoid Medicine.

Docente internazionale e membro delle principali società di ricerca sui cannabinoidi.

La pianta di cannabis possiede composti attivi chiamati cannabinoidi, che hanno ricevuto una notevole attenzione sia per i loro potenziali benefici terapeutici e che per il loro uso ricreativo.

Con la crescente legalizzazione della cannabis a scopi medici e ricreativi in diversi Paesi del mondo, è di fondamentale importanza comprendere la tossicità e gli effetti collaterali dei cannabinoidi.

Esploreremo qui i vari aspetti tossicologici e gli effetti collaterali associati ai cannabinoidi, principalmente il Delta 9-tetraidrocannabinolo (THC) e il Cannabidiolo (CBD), i due composti più studiati derivati della pianta di cannabis.

Secondo gli Annals of Internal Medicine dell'American College of Physicians del 2020, negli ultimi 2 decenni ci sono state più visite al pronto soccorso per effetti collaterali causati dal consumo di cannabis, in quanto negli ultimi 20 anni le concentrazioni di THC nella pianta sono aumentate dal 4% al 20%.

Gli effetti della cannabis sono principalmente causati dall'attività dei cannabinoidi sui loro diversi recettori endogeni, come il CB1 e il CB2, che si trovano nel sistema nervoso centrale e periferico.

Il THC e il CBD vengono metabolizzati da una serie di enzimi del citocromo P450.

  • Il THC e il CBD possono aumentare o diminuire i livelli dei farmaci.
  • Ci sono sostanze che possono alterare la biodisponibilità di THC e CBD.
  • Molte interazioni tra farmaci sono conosciute solo a livello teorico.
  • I prescrittori devono essere consapevoli delle potenziali interazioni.

L'intossicazione acuta da parte della cannabis e dei prodotti da essa derivati, utilizzati attraverso vie di somministrazione come vaporizzatori e edibles, è in gran parte causata dal THC, un cannabinoide con proprietà psicotrope, che può produrre, tra l'altro, rilassamento, ansiolisi, euforia, alterazione della percezione, alterazione della consapevolezza degli stimoli esterni e aumento dell'appetito.

Questi sintomi di solito si intensificano dopo 1 o 2 ore dall'assunzione, a seconda della via di somministrazione utilizzata, in coincidenza con il picco dei livelli plasmatici di THC.

THC. Effetti collaterali indesiderati:

  1. Gli effetti collaterali più comunemente riportati sono vertigini e affaticamento, che di solito vengono tollerati dai pazienti. Altri effetti segnalati sono riduzione della coordinazione e delle capacità motorie, compresa la guida di veicoli.
  2. Effetti cognitivi: Compromissione della memoria a breve termine, dell'attenzione e della funzione esecutiva, perdita di memoria (anterograda) e difficoltà di apprendimento. Questi effetti dipendono generalmente dalla dose assunta e sono più pronunciati nei consumatori inesperti.
  3. Ansia e psicosi, comprese allucinazioni e paranoia. Dosi elevate di THC possono provocare ansia acuta, paranoia e, in alcuni casi, attacchi di panico. Si tratta di effetti meno frequenti, per lo più dipendenti dalla dose.
  4. I consumatori abituali tendono a sviluppare una tolleranza a molti di questi sintomi, soprattutto nel caso dei disturbi cognitivi.
  5. Effetti cardiovascolari: Il THC può causare tachicardia (aumento della frequenza cardiaca), peggiorare le aritmie, provocare ipotensione e, in soggetti predisposti, può scatenare sindromi coronariche acute.

Sindrome da iperemesi da cannabinoidi:

È uno degli effetti avversi che è diventato più noto negli ultimi anni, a causa dell'aumento del consumo intensivo di cannabis ad alto contenuto di THC.

I pazienti possono riferire come sintomi principali nausea e vomito incontrollabile, oltre a dolori addominali che possono durare per diversi giorni.

Questi sintomi, riferiscono i pazienti, possono essere alleviati temporaneamente con facendo docce calde.

Il trattamento a breve termine si basa generalmente sull'interruzione del consumo di cannabis e, se i sintomi persistono, si può ricorrere a un trattamento farmacologico con ipnotici sedativi (ad es. Lorazepam) e, se necessario, antipsicotici uniti con un antiemetico (ad es. prometazina o ondansetron) per la nausea, tra altri trattamenti descritti.

Tossicità acuta del THC

Il THC ha una tossicità acuta relativamente bassa rispetto a molte altre sostanze psicoattive. Il rischio di una overdose fatale dovuta al consumo di cannabis è estremamente ridotto rispetto al rischio di overdose da oppioidi e altre droghe stimolanti.

Utilizzando i valori DL50 per somministrazione orale nei roditori, è stato estrapolato che la dose letale equivalente di THC nell'uomo è > 15,000 mg.

Effetti collaterali a lungo termine (uso cronico):

L'uso cronico di THC, soprattutto in dosi elevate, può portare a effetti collaterali più persistenti e a potenziali rischi per la salute:

  • Deficit cognitivi: L'uso prolungato e ad alte dosi di THC può portare a deficit cognitivi persistenti, in particolare negli adolescenti e nei giovani, con effetti sull'apprendimento, sulla memoria e sulle funzioni esecutive.
  • Disturbi della salute mentale: L'uso cronico di THC è stato associato a un aumento del rischio di sviluppare patologie psichiatriche, tra cui depressione, ansia e schizofrenia, soprattutto nei soggetti predisposti.
  • Sviluppo di un consumo problematico: L'uso regolare di cannabis, soprattutto in presenza di alte concentrazioni di THC, può portare a dipendenza e assuefazione, caratterizzata da craving, sintomi di astinenza e da un uso continuato anche in presenza di conseguenze negative. La prevalenza dello sviluppo di un consumo problematico tra i consumatori di cannabis è stimata intorno al 9-10%.
  • Problemi respiratori: Il fumo di cannabis, come quello del tabacco, può causare bronchite cronica e altri problemi respiratori dovuti all'inalazione di materiale vegetale combusto e delle tossine ad esso associate.

Secondo un articolo pubblicato su American Scientist 2006 sulla tossicità delle droghe ricreative, tra le sostanze meno tossiche dal punto di vista fisiologico ci sono la psilocibina e la cannabis, che richiedono una dose da 100 a 1.000 volte superiore a quella efficace per causare la morte.

CBD. Effetti collaterali indesiderati:

Il CBD ha un'affinità minore per i recettori CB1 e CB2, ma influisce sul sistema endocannabinoide in vari modi, legandosi a diversi recettori e canali ionici, oltre a influire su meccanismi come la degradazione dell'anandamide attraverso l'inibizione dell'enzima FAAH (fatty acid amide hydrolase), che scompone l'anandamide, un cannabinoide endogeno.

Il CBD è generalmente ben tollerato e ha un buon profilo di sicurezza.

Gli effetti collaterali acuti sono generalmente lievi e comprendono:

  • Sonnolenza e sedazione: Dosi elevate di CBD possono provocare sonnolenza, il che può essere desiderabile nel trattamento di condizioni come l'insonnia, ma problematico in attività che richiedono concentrazione.
  • Problemi gastrointestinali: Alcuni utenti riferiscono nausea, diarrea e variazioni dell'appetito e del peso.
  • Interazioni farmacologiche: Il CBD può interagire con diversi farmaci inibendo il sistema enzimatico del citocromo P450, alterando potenzialmente il metabolismo di farmaci come il warfarin e alcuni anticonvulsivanti. Esso è responsabile di molte altre interazioni, poiché si tratta di una molecola che agisce su più recettori in tutto il corpo.

I valori DL50 del CBD dopo singole dosi endovenose nei topi sono di 50 mg/kg. Non si sono verificati decessi in ratti e scimmie che hanno ricevuto dosi orali giornaliere di 25-300 mg/kg di CBD per 90 giorni.

Negli studi sull'uomo, il CBD somministrato una volta in dosi orali di 15-160 mg, inalato alla dose di 0,15 mg/kg o iniettato per via endovenosa in dosi di 5-30 mg non ha prodotto effetti avversi.

Uno studio di Devinsky et al. ha visto la somministrazione di una dose media di CBD di 22,9 mg/kg su 12 settimane in pazienti con epilessia resistente al trattamento, con 48 pazienti che hanno ricevuto fino a 50 mg/kg/die. La dose di CBD è stata gradualmente aumentata nel corso delle 12 settimane. Eventi avversi sono stati segnalati nel 79% dei pazienti, ma la maggior parte erano lievi o moderati e di durata transitoria.

In questo studio, eventi avversi gravi, tra cui stato epilettico, diarrea, polmonite e perdita di peso, possibilmente correlati all'uso di CBD sono stati registrati in 20 pazienti (12%).

L'uso a lungo termine del CBD è ancora oggetto di ricerche ad ampio spettro, ma i dati attuali suggeriscono che è relativamente sicuro.

È stato dimostrato che dosi elevate di CBD possono provocare un innalzamento degli enzimi epatici in alcune persone, pertanto è necessario misurare periodicamente questi enzimi per prevenire l'insorgenza di tossicità epatica.

Questo effetto sembra dipendere dalle dosi, e può essere esacerbato da interazioni con altri farmaci epatotossici.

Vulnerabilità di popolazioni specifiche

Alcune popolazioni possono essere più vulnerabili agli effetti collaterali dei cannabinoidi:

  • Adolescenti: Il cervello in via di sviluppo è suscettibile agli effetti del THC. Il consumo di cannabis negli adolescenti è stato collegato a un'alterazione dello sviluppo cerebrale e a un maggior rischio di sviluppare disturbi mentali.
  • Donne in gravidanza e in allattamento: Il THC può attraversare la placenta ed essere presente nel latte materno, con potenziali effetti sullo sviluppo fetale e neonatale. I rischi potenziali includono basso peso alla nascita e ritardi nello sviluppo.
  • Persone con condizioni di salute mentale preesistenti: Le persone con una storia di disturbi mentali hanno un rischio maggiore di un peggioramento dei dovuto all'uso di THC. Il CBD, tuttavia, potrebbe avere potenziali effetti terapeutici per alcune patologie psichiatriche, anche se sono necessarie ulteriori ricerche.

Conclusione

I cannabinoidi, in particolare il THC e il CBD, hanno una serie di importanti effetti terapeutici, ma va notato che possono essere responsabili della comparsa di effetti avversi.

Il THC ha un potenziale maggiore di tossicità acuta e cronica e il suo uso incontrollato può portare a disturbi cognitivi, problemi di salute mentale e dipendenza. Il CBD è generalmente più sicuro, ma non è privo di potenziali effetti collaterali, come sonnolenza, problemi gastrointestinali e interazioni farmacologiche.

La stragrande maggioranza degli effetti avversi gravi attribuiti al THC sono stati riscontrati in persone che facevano uso di cannabis nel contesto di un consumo adulto, cioè con dosi elevate di THC e senza monitoraggio medico. Gli effetti avversi sono più facili da prevenire e controllare quando l'uso dei cannabinoidi avviene in contesto terapeutico, ovvero sotto prescrizione medica, con una titolazione appropriata della dose, una selezione personalizzata di chemiotipi specifici per le patologie dei pazienti e un follow-up medico.

La sicurezza a lungo termine di entrambi i cannabinoidi, soprattutto in popolazioni speciali come gli adolescenti e le donne in gravidanza, richiede un'attenta considerazione e ulteriori ricerche.

Con il diffondersi dell'uso della cannabis, sia a scopo ricreativo che terapeutico, una conoscenza approfondita della tossicità e degli effetti collaterali dei cannabinoidi è essenziale per consentire ai consumatori e agli operatori sanitari di prendere decisioni informate.

Sarà fondamentale continuare la ricerca e l'informazione per massimizzare i benefici terapeutici dei cannabinoidi, riducendo al contempo i loro potenziali rischi.

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